![]() de echte herenhaarverzorger van haar en ziel Il maestro di AmsterdamPasquale Capone, barbiere immigrato calabrese Uit: Famiglia Cristiana Settimanale di attualità informazione e cultura, 19/2007.
Direttore responsabile: Antonio Sciortino. Lo chiamano Figaro e lo amano perché è un filosofo che ferma il tempo. Per lui, la rasatura all'antica e la vita sono arti. Da imparare con pazienza ed esercitare con allegria. Amsterdam A Pasquale ha fatto uno strano effetto scoprire di avere a che fare con questa malattia, proprio lui che guardando i capelli dei suoi amici prevedeva, meglio di una Tac, quel male: "Su di me non potevo, perché di capelli non ne ho neanche uno". Artigiano, artista, regista degli altri e di sé stesso, il "Figaro di Amsterdam" può comunque dire di essere stato fra i pochi uomini la cui vita non è stata dettata da altri, ma un romanzo inventato da sé stesso, dalla valigia dell'emigrante verso Roma, alla fuga verso l'Olanda inseguendo il profumo di una donna stupenda che gli presentò Volontin, mitico parrucchiere di Audrey Hepburn, fino all'incontro casuale con papa Wojtyla. Lo Stato che c'è ma non esiste Lo "Stato del Begijnhof", che c'è ma non esiste, sta all'angolo della Kalverstraat con la Begijnesteeg, una delle vie più centrali di Amsterdam. È un antico convitto per "bigotte", donne che hanno rinunciato al matrimonio, ed è famoso anche perché si dice che sotto il prato di questo particolare convitto è sepolto il famoso violinista italiano Pietro Locatelli, le cui note risuonano sempre nel vecchio locale di fronte al Begijnhof, dove Pasquale da quasi cinquant'anni scrive le pagine del romanzo della sua vita. "Pasquale è il mago del tempo, lo ferma, lo ignora, lo doma", racconta Martin Simek, giornalista famoso e vecchio amico di Pasquale. Nel salone di Capone, tra Pinocchi di legno, quadri (tracce dell'utima mostra di qualche amico artista) e due poltrone da barbiere, il tempo viene allontanato: "I miei amici sanno che qui non c'è posto per la fretta". Da Figaro arrivano da decenni i personaggi più celebri dell'Olanda; industriali, principi, attori, noti calciatori soprattutto quelli della Grande Ollanda che inventarono il calcio totale: Krujff, Haan, Kroll e qualche volta anche il più recente Rijkaard. Nella "casa dell'orologio che all'incontrario va", Figaro esprime tutto il fascino dell'artista, del filosofo e del regista. Agli ospiti petulanti non dice mai: "Stai zitto", ma "qui la regìa è mia". Ed è così; a qualcuno fa declamare i versi di una poesia, a un altro fa raccontare qualche esperienza che valga la pena di essere discussa tra un calice di vino italiano, pane e soppressata, mentra lui, come dice, cura i capelli come fossero "antenne dell'anima". "Tocco i clienti, accerezzo la loro pelle prima di rasarli, li ascolto mentre si sfogano e si rilassano, danno fiducia a uno che in fondo gli maneggia un rasoio affilatissimo sotto la gola. Io sono un artigiano che non c'è più. Dopo di me ad Amsterdam nessuno raderà barbe nel modo antico. D'altra parte, per imparare un'arte come questa ci vogliono tre anni, mentre per imparare a fare l'acconciatore bastano pochi mesi. Una società senza artigiani è senz'anima". Abilità, dignità, stabilità Più Europa perché Pasquale, da piccolo, ricevette dal padre, che era stato immigrato in America, una lezione fondamentale: "Tu fai l'europeo, perché dove gli Stati sono uniti ci sono prosperità, benessere e pace". Questo è Pasquale Capone detto Figaro, che ogni giorno, da quando si è saputo della sua malattia, viene sommerso di fiori e biglietti di stima e di amore. Se ne sono accorti anche i medici dell'ospedale di Amsterdam chi è Figaro. Non volevano fargli le terapie il sabato, la domenica e il lunedì, giorni nei quali Pasquale è più disponibile perché non lavora. "Le pillole sono tutte uguali, gli uomini no", ha protestato Pasquale. Naturalmente è andata come ha voluto lui. "Perché la regia", sorride Figaro, "è sempre la mia".
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